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Nata a Foggia il 12 luglio 1973, Simona Pedicini si è laureata in Letteratura Latina Antica Greca e Latina con una tesi sulla figura dell’Anticristo.
Ha conseguito una specializzazione in Studi storico-religiosi e antropologici sulla morte e il lutto nel Sud Italia, in Studi sulla mistica femminile di epoca barocca e sulla Storia dell’anatomia sul corpo femminile sempre di epoca barocca. Ha inoltre incentrato le sue ricerche sulla Scienza bibliologica cinque-seicentesca e sulla Storia della Tanatologia con particolare interesse per il rapporto tra Chiesa, fine vita e storia della medicina in epoca controriformistica approfondendo l’analisi della storia della dissezione sul corpo sacro femminile.
È specializzata in Studi sulla Sacra Sindone. Lavora come tanatoesteta, tanatoprattore, cerimoniere funebre, svolgendo inoltre per privati e agenzie di pompe funebri corsi di formazione in tanatoestetica e in cosmesi funeraria. Cerimoniere funebre, ha celebrato commiati laici in cerimonie private. Ad aprile 2023 ha pubblicato il suo primo romanzo Morte per grazia ricevuta, Fandango edizioni.
INTERVISTA
Cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice/scrittore e come ha scoperto la sua passione per la scrittura?
La scrittura mi è sempre appartenuta e io sono sempre appartenuta a lei. Provengo dal mondo della ricerca in storia della mistica femminile di epoca barocca e in storia dell’anatomia femminile sempre di epoca barocca, dal mondo della ricerca sulla Sacra Sindone. La scrittura di romanzi e di opere teatrali è capitata a un certo punto della mia vita, come un destino. Non è quindi stata scelta come si sceglierebbe un mestiere, ma è arrivata esattamente come solo certi destini arrivano.
Con il tempo ho poi capito che la scrittura, come ogni destino, non è sempre e non è soltanto fatta di beatitudine, di gioia, bensì anche di croci e di sofferenze. Quindi ancor più che di destino, penso che sia preferibile parlare di scrittura arrivata nella mia vita come vocazione, proprio nel senso della vocazione sacerdotale che è insieme piacere e patimento.
Come le vocazioni, inoltre, non dipendono dal soggetto bensì da Dio oppure da un’entità altra, un’entità metafisica, così la scrittura non dipende dalla volontà dello scrittore ma da quel metafisico di cui lo scrittore non può far altro che eseguire la volontà, esattamente come la figura sacerdotale esegue la volontà di Dio.
Una storia deve essere tale per essere raccontata, ma a darle spessore autentico è l’irruzione in essa di tutto ciò che la trascende. La scrittura dunque si sostanzia di ciò che la trascende, di quel metafisico da cui proviene, al quale deve tendere, come sempre deve tendere all’altrove, a un aldilà inteso nel senso più pagano del termine.
In tali termini la scrittura è entrata nella mia vita: come atto sacerdotale, come tensione verso l’oltre, come domanda sull’altrove.
Come riesce a costruire i suoi personaggi? Si ispira a fatti realmente accaduti o è tutto frutto della sua mente?
Morte per grazia ricevuta nasce dall’amore per Napoli che è città in cui non sono mai vissuta ma che sin da bambina ho frequentato e che ho conosciuto con gli occhi di coloro che nel ventre di Napoli sono nati. Napoli dunque ha sempre costituito per me un amore profondo inteso non come realizzazione, come soddisfacimento del desiderio, bensì come anelito, come tensione, come un andare verso.
Tale sentimento è diventato particolarmente intenso durante il periodo della pandemia, che per tanti è stato un momento di immobilità, per me invece è stato il periodo del più grande movimento interiore. Mi sono accadute infatti cose di gioia e di sofferenza, di vita e di morte, di ferocia e di mitezza. Era come se fossi stata abitata da tante vite separate, troppe per essere vissute soltanto da me. E così ho iniziato ad assegnare un personaggio diverso a ciascuna di quelle mie tante vite per poterle sostenere, l’ho costruito affinché potesse vivere quell’esistenza cui l’avevo destinato. I personaggi di Morte per grazia ricevuta sono nati per vivere quelle vite che non ho mai vissuto, avendo deciso di rimanere radicata in questa vita in cui mi trovo.
Ricorda i primi libri che ha letto? C’è un libro o un autore in particolare che l’ha influenzata nel suo processo creativo?
Ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia che ha sempre amato e ancora adesso ama profondamente la letteratura tutta, con particolare riguardo per quelle scritture che appartengono al patrimonio culturale della Campania, la terra da cui la mia famiglia proviene.
Nella biblioteca di casa, sugli scaffali più bassi, quelli cui arrivavo quando ero bambina, erano posizionate le opere di Eduardo De Filippo. Sono stati questi i primi testi che ho letto e che mi hanno formata. E’ stato proprio Eduardo De Filippo il primo autore cui mi sia avvicinata e da cui mai mi sono allontanata continuando a studiare i suoi scritti anche negli anni della maturità, quando a De Filippo ho affiancato i grandi drammaturghi del teatro post-eduardiano, da Annibale Ruccello a Enzo Moscato a Manlio Santanelli, per continuare oggi con artisti come Mimmo Borrelli.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Nel mio futuro c’è tutto quello da cui arrivo, quegli spazi che nel passato come nel presente sono occupati dalla ricerca e dalla scrittura di romanzi e di opere teatrali.
Nel mio futuro ci sono quella vocazione sacerdotale e quella tensione verso l’oltre che danno senso alle fatiche della scrittura e che la rendono ogni giorno un unico sublime atto creativo.
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