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Lorenza De Marco, classe ’95, è laureata in Lettere e Beni Culturali e Filologia Moderna. È editor e coach di scrittura freelance e per la casa editrice Chance. Ha collaborato come articolista alla rivista divulgativa “Il Sileno”. Scrive per “22 pensieri” e “I racconti delle ragazze.” Dopo aver seguito il corso di Editoria di Giulio Perrone, si è specializzata in scrittura per il web ed editing. È tra le autrici di Wyrd – Cinque voci di donna (Edizioni La Rìa). Ha creato, insieme a Giulia Savarelli, la rivista fotografica – letteraria Doppia Marea. Si è classificata seconda al concorso poetico “Visioni di poesia” dell’Accademia G. Molinaro. Gestisce il profilo Instagram leultimeletteredi dove parla di letteratura, scrittura e femminismo. Storie per bambini svegli, edito dalla PAV, è il suo primo libro per bambini.
INTERVISTA
Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di scrittrice e come ha scoperto la sua passione per la scrittura?
La scrittura è il mio ossigeno, ciò che mi conduce alla vita. È sempre stato il mio unico modo per comunicare, specialmente da bambina quando l’eccessiva timidezza non mi permetteva di verbalizzare le mie emozioni. La scrittura mi ha dato la possibilità di mostrare agli altri chi ero e cosa provavo. Credo che questa passione si sia sviluppata durante l’infanzia: scrivo da che ne ho memoria. È un’esigenza, mi serve per dare forma alle intermittenze dell’anima, mi aiuta a capirmi e a stare bene. Ho iniziato la carriera come scrittrice, quindi, perché è ciò che mi rende serena. Amo inventare storie, immergermi in altri mondi, perdermi fra le emozioni più intense. La mia pelle è fatta d’inchiostro: tutto ciò che vivo e sento si condensa in immagine scritta, in parole su carta. La creatività è la mia casa, non posso fare altro che immergermi nella sua bellezza.
Come riesce a costruire i suoi personaggi? Si ispira a fatti realmente accaduti o è tutto frutto della sua mente?
Per la costruzione dei miei personaggi prendo spunto dalle persone che mi circondano e da ciò che vivo. Sono la rappresentazione delle mie ferite o del mio vissuto. Mi baso sulla realtà e sull’esperienza e, infine, uso anche tanta fantasia. I personaggi mi servono a sublimare situazioni contorte, a dare verbo a ciò che percepisco e, a volte, anche per veicolare messaggi ben precisi. La scrittura, per me, è politica. Diventa il ponte tra ciò che penso e ciò che voglio comunicare. Le mie “persone su carta” sono l’emblema di ciò che desidero raccontare, il volto di chi non dobbiamo essere. Per il mio libro Storie per bambini svegli, invece, ho cercato di creare dei personaggi utili al bambino, capaci di accompagnarlo nel dedalo delle emozioni più ostili. Ho anche spezzato le regole canoniche: non abbiamo più la strega cattiva, ma una femminista e generosa; non esiste più la principessa che viene salvata ma una che sa come aiutarsi da sé; il principe non è l’eroe ma l’antagonista. I personaggi, nel mio libro, sono simboli volti a educare i bambini e a dare al genitore gli strumenti per un dialogo profondo con i propri figli.
Ricorda i primi libri che ha letto? C’è un libro o un autore in particolare che l’ha influenzata nel suo processo creativo?
Piccole Donne di Louisa May Alcott è stato il primo libro che ho letto. Ricordo ancora il giorno in cui mio padre mi portò il romanzo. Era una vecchia edizione, ornata da splendide illustrazioni. Lo sfogliai con estremo stupore e, emozionata, iniziai a leggerlo. La storia mi colpì nel profondo e, per la prima volta, trovai un personaggio simile a me: Jo. Lei amava la lettura, si perdeva a scrivere storie mai accadute, usava la fantasia su carta. Mi sentivo finalmente rappresentata. Quel giorno, anche se i tempi non erano ancora maturi per comprenderlo, avevo dato forma al mio futuro: desideravo essere Jo l’autrice, realizzare una storia splendida come quella di Alcott. Quanto alle altre autrici che mi hanno influenzata nel processo creativo credo di doverne citare molte. Beatrix Potter mi ha fatto comprendere che volevo scrivere per i bambini, dare loro messaggi ben precisi, accompagnarli nella crescita. Poi, per la realizzazione dei miei racconti, ho attinto a piene mani da Alba de Cespedes, Sylvia Plath e Mary Shelley: loro sono la mia costante, le autrici che m’ispirano ogni giorno a scrivere e a dare voce alle donne. In quest’ultimo anno, inoltre, ho iniziato a comporre poesie. Dopo aver letto Patrizia Cavalli, Antonia Pozzi e Chandra Candiani ho capito che i versi potevano raccogliere tutte le mie lacrime, dare loro spazio in sentimenti taciuti.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Vorrei continuare a lavorare nel mondo editoriale. Amo prendermi cura delle storie altrui, offrire supporto e spazio ad autori e autrici promettenti. Come editor e coach di scrittura, credo nel potere delle parole. Abbiamo bisogno di buone storie, e là fuori esistono bravi artisti che devono essere valorizzati e scoperti. Il mio scopo è quello di guidarli nel labirinto delle possibilità, di essere per loro il filo di Arianna. Il mio è un mestiere splendido, e mi auguro di cuore di proseguire su questa strada lavorativa. Tra i progetti futuri, inoltre, c’è il desiderio di pubblicare un libro di poesie e un altro per bambini. Ma, soprattutto, sono animata dalla volontà di parlare e scrivere del femminile in ogni sua forma. Da femminista, credo che sia necessario ricordare l’importanza che le autrici ricoprono nel panorama culturale e letterario. Ormai da anni, infatti, sia come articolista che bookstagrammer, mi occupo di far conoscere al pubblico le scrittrici dimenticate dal canone, donne straordinarie e talentuose
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